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Non c’è scienza senza dati

I dati come componente fondamentale della ricerca scientifica

La scienza, come è risaputo, si basa su esperimenti, evidenze e dati che vengono raccolti e che, se condivisi nel modo corretto, moltiplicano le possibilità di essere utili e utilizzati.In questo lungo periodo di quarantena, mi sono trovata spesso a seguire mia figlia di 8 anni nei compiti scolastici. Ѐ stata l’occasione per riscoprire a distanza di quasi 30 anni, attraverso i suoi occhi, che le maestre insegnano come prima cosa ai bambini che i problemi si risolvono a partire dai “dati” e quando i dati mancano è impossibile arrivare ad una soluzione. Una verità basilare che spesso si dimentica andando avanti negli studi più avanzati e che mai come in quest’ultimo periodo si è resa ancor più evidente.L’attualità infatti porta a riflettere sulla necessità di avere a che fare con dati completi, accurati e pubblici per affrontare l’emergenza Coronavirus e per la tutela della nostra salute. Soltanto attraverso un’analisi il più possibile estesa dei dati sanitari ed epidemiologici raccolti in questi mesi infatti, si può sperare di arrivare a conclusioni sempre più certe sull’efficacia dei trattamenti farmacologici e sulla loro dipendenza dalle patologie pregresse e dal decorso della malattia, per trovare una cura valida ancor prima che un vaccino.I dati sono la componente fondamentale su cui si basa la ricerca scientifica. Quasi sempre si producono nuovi dati a partire da quelli precedenti, in un processo incrementale di costruzione della conoscenza. Anche per questo motivo i dati della ricerca devono essere conservati e, quando possibile, condivisi pubblicamente, al fine di rendere la scienza sempre più aperta, riproducibile e affidabile.Questo scenario alla Commissione Europea è ben noto. I dati della ricerca sono al centro dell’innovazione e permetteranno di vincere le grandi sfide del presente, come la pandemia in atto, e del futuro, come il cambiamento climatico e l’economia sostenibile. Il successo sarà determinato dall’unione di esperienze diverse che valicano i confini nazionali e da tecnologie in sinergia fra loro. Per questo si è reso necessario costruire uno spazio virtuale dove i ricercatori possano mettere a disposizione della comunità i propri dati in sicurezza e accedere a loro volta ai dati di altre discipline, producendo nuove idee, nuove scoperte, nuove soluzioni e nuove cure.Questo ambiente si chiamerà European Open Science Cloud (EOSC) e diventerà l’infrastruttura nella quale i ricercatori contribuiranno con i loro dati in modo “FAIR”, nell’accezione inglese di “giusto, equo”. FAIR è anche l’acronimo che stabilisce come i dati, ancor prima che aperti, dovranno essere rintracciabili (Findable), accessibili (Accessible), interoperabili (Interoperable) e riutilizzabili (Reusable) per l’uomo e per le macchine. Molta speranza, infatti, è riposta nell’intelligenza artificiale al servizio della scienza e della medicina, necessaria per riconoscere schemi e “pattern” in enormi quantità di dati che per questo devono essere omogenei nei loro formati e accompagnati da tutte le informazioni per renderli leggibili e interpretabili dalle macchine.L’emergenza sanitaria di oggi rende cruciale velocizzare questo processo e dare una spinta per arrivare prima possibile ad una forma embrionale di EOSC dove condividere e mettere a fattor comune i dati della ricerca su Covid-19, in modo che siano pronti all’uso per tutte le applicazioni di AI.In linea con la sua vocazione di avanguardia anche IIT sta investendo nella direzione dei FAIR data impegnandosi a costruire un servizio istituzionale di supporto ai ricercatori nella gestione dei dati. A livello internazionale, IIT contribuisce alla cooperazione fra centri di competenza prendendo parte a GO FAIR, un’iniziativa mirata a gettare le basi per la costruzione di EOSC attraverso reti di collaborazione fra scienziati, enti finanziatori, industrie, esperti di data management, focalizzate su tre pilastri fondamentali: infrastrutture informatiche, formazione e cambiamento culturale. Recentemente, proprio al fine di far fronte comune per affrontare l’emergenza Sars-Cov-2, GO FAIR si è unita alle altre tre più grandi organizzazioni attive nel mondo – Research Data Alliance, CODATA e World Data Systems – nel consorzio Data Together condividendo attività e obiettivi al fine di arrivare ad una reale e fattiva condivisione dei dati della ricerca su Covid-19, il prima possibile.


*Valentina Pasquale è Research Data Management Specialist di IIT

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