Cerca
Close this search box.

Book Review: Storytelling e intelligenza artificiale

Quando le storie le raccontano i robot, un’analisi della visione di Joseph SassoonA che punto è la capacità delle macchine di fare propria la struttura profonda delle storie? Quali sperimentazioni sono in corso sul terreno che incrocia storytelling e intelligenza artificiale? Che ruolo hanno AI e macchine learning nella produzione di nuovi lungometraggi, game, musiche articoli e narrazioni? Quanto le storie create da algoritmi rischiano d’essere viziate da bias e pregiudizi?

Le macchine intelligenti, non più confinate nella fantascienza e nei laboratori, iniziano a popolare il nostro mondo. Tra facili entusiasmi e visioni distopiche, iniziamo a fraternizzare con loro, ne accettiamo la presenza, spesso immateriale, sul lavoro e nelle attività di ogni giorno. E’ un incontro che comunque continua a coglierci impreparati: ci sono spazi che amiamo considerate di esclusiva prerogativa umana, dove la presenza di macchine, per quanto intelligenti, ci appare inappropriata e suscita in noi incredulità e scetticismo. Costruire storie, immaginare trame e sviluppi narrativi, raccontare in modo discorsivo fatti e numeri fanno parte di questo terreno che riteniamo debba appartenere esclusivamente a noi.

Da sempre, narrare storie è stata una prerogativa del linguaggio umano, un privilegio della nostra capacità di elaborare simboli, nessun altro essere vivente ha mai  rivelato analoghe attitudini. Forse per questo, accomunare storytelling e intelligenza artificiale, per quanto intrigante, ci appare così insolito e, in fondo, spiazzante.

La logica narrativa delle storie è il modo naturale in cui pensiamo. Ancora bambini, veniamo immersi nelle storie della nostra cultura, attraverso esse impariamo, capiamo come funziona il mondo e a muoverci nel nostro universo emotivo, esplorando quello altrui.

Ma, come ben sanno gli esperti di storytelling, in tutte le storie raccontate dagli uomini si nasconde una struttura narrativa profonda, una storia ancestrale che, da sempre, riproduce se stessa in una varietà incessante di forme. E’ questo processo di ricombinazione modulare che gli algoritmi dell’intelligenza artificiale mostrano oggi di poter emulare, con esiti sempre più brillanti e sorprendenti.

In tal senso, esiste un continuum narrativo che scorre lungo il tempo, un filo che conduce dai primordiali racconti orali del mito fino agli odierni chatbot, ai socialbot, e presto agli storybot. Seguendo questo filo conduttore non ci sorprenderà scoprire che raccontare storie potrebbe essere presto una prerogativa non più soltanto umana.

Il tema, innovativo quanto controverso, dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale nelle pratiche di storytelling è stato introdotto recentemente nel panorama editoriale italiana del nuovo saggio “Storytelling e intelligenza artificiale. Quando le storie le raccontano i robot” di Joseph Sassoon, esperto di brand e storytelling, ricercatore, autore e noto conference speaker.

Il libro affronta una delle frontiere più avanzate ed audaci dell’applicazione dell’intelligenza artificiale, offrendo una panoramica esauriente delle tecnologie, dei campi di applicazione e delle sperimentazioni oggi in atto.

La visione dell’autore prende forma attraverso un testo agile e di agevole lettura che riassume in un centinaio di pagine lo stato dell’arte dell’intelligenza artificiale applicata allo storytelling. Ripercorrendo la più recente letteratura, il saggio ricostruisce le migliori storie esemplari in cui machine learning ed intelligenza artificiale hanno trovato applicazione nella costruzione di contenuti, aiutando il lettore a comprendere meglio  la natura profonda del cambiamento in atto. Accanto a questa visione d’insieme, il libro propone una serie di contributi esterni che approfondiscono, in modo esauriente, questioni più specifiche.

Considerando la natura controversa del tema, l’autore mostra il merito di mantenere coerentemente lungo l’intero sviluppo del saggio una visione aperta e critica, rinunciando a sposare a priori cause ed opinioni precostituite.

Dopo essersi interrogato, nella prima parte dell’opera, sulla natura dello storytelling, Sassoon analizza il ruolo delle nuove tecnologie nell’arte di raccontare storie, ripercorrendo le principali sperimentazioni in corso, cercando di fare luce sul periodo di transizione in cui ci troviamo, dove le macchine operano sempre più a supporto delle attività dell’uomo, dimostrandosi sul punto di impadronirsi, da un momento all’altro, dei segreti della sua creatività.

Il futuro dello storytelling sarà segnato sempre più da nuovi punti di contatto con l’intelligenza artificiale, con esiti finali oggi difficilmente prevedibili.  Un passaggio cruciale avverrà quando gli algoritmi saranno in grado di interpretare meglio il contesto di riferimento della narrazione. Il contesto, infatti, è per sua natura eterogeneo e multimodale, definito da dati e informazioni rappresentabili in una ampia molteplicità di forme. A fronte di questa complessità, il contesto resta tuttavia ciò che gli uomini utilizzano per attribuire e condividere un senso alle cose. Da questo punto di vista, a giudizio dell’autore, “lo storytelling ha tantissimo da insegnare all’intelligenza artificiale”.

Ad oggi, infatti, gli algoritmi, pur disponendo di una potenza di calcolo costantemente in crescita e sempre più competitiva con la capacità di computazione umana, si dimostrano ancora incapaci di costruire autonomamente storie dotate di senso.  Manca alle macchine un vissuto del mondo paragonabile a quello umana, un’esperienza capace di cogliere la grande variabilità di contesti e circostanze, di comprendere a la natura dei rapporti interpersonali e di elaborare una visione complessiva del mondo a partire da diverse esperienze settoriali. Inoltre l’intelligenza artificiale non è dotata di un orientamento morale e appare indifferente al bene o al male. Ad oggi, le storie generate tramite algoritmi restano narrazioni che nascono da dispositivi privi di senso morale e della complessità del vissuto umano, due limitazioni che risultano cruciali, perché, come ci ricorda l’autore, “i racconti ci piacciono se riflettono la ricchezza delle nostre esperienze e quasi sempre ci interrogano sul bene e il male”.

Nella costruzione di una storia, resta pertanto una prerogativa ancora squisitamente umana sistemare l’ultimo pezzo del puzzle.  L’intelligenza artificiale può, con molta efficacia, assimilare, decifrare e ricombinare le enormi quantità di Big Data oggi disponibili, fornire un supporto allo storyteller umano, lasciando a lui “la parte più bella e creativa del lavoro”.

In questo ruolo di supporto, l’intelligenza artificiale accresce ogni giorno la propria presenza in ambiti tradizionalmente riservati alla creatività umana: nel cinema e nel settore televisivo trova spazio nella validazione di sceneggiature, nella stesura di script e nel montaggio dei trailer;  in ambito giornalistico si diffonde nell’automazione della scrittura di articoli fattuali e ripetitivi. Sempre più numerose sono le applicazioni di intelligenza artificiale che riguardano i videogame, i serious games, le campagne marketing e la generazione automatica di video.

Gli algoritmi dedicati allo storytelling trovano sperimentazione in un ventaglio ampio di tipologie di testi. In ambito giornalistico, non solo stesura di news e articoli standardizzati, ma anche di pezzi più interpretativi, resoconti, analisi e persino inchieste.  Nel cinema e nella TV, gli algoritmi trovano applicazione nella validazione di script, nella realizzazione di trailer, ma anche in primi tentativi di stesura di sceneggiature. Particolarmente idoneo risulta il settore dei documentari, dove meno cruciale è la necessità di sviluppare un arco emozionale lungo la trama e di più conta la selezione e la ricombinazione di grandi quantità di dati, informazioni e testimonianze.

Crescenti applicazioni dell’intelligenza artificiale sono riscontrabili anche nella gestione dei dialoghi sui social network, nelle interfacce conversazionali degli assistenti virtuali, nella scrittura cooperativa dei romanzi, nella creazione di canzoni, in numerosi format della comunicazione commerciale, nel telemarketing, nella personalizzazione di testi e contenuti didattici, nella realizzazione di slogan e discorsi politici.

Nell’immediato futuro, particolarmente promettenti risultano le prospettive dello storytelling generato dall’intelligenza artificiale ovunque sia necessario tradurre con accuratezza e rapidità dati quantitativi in forma discorsiva; velocizzare la raccolta di informazioni documentali; selezionare risorse narrative da ampi database; analizzare le variazioni dei moduli narrativi canonici per sperimentare soluzioni narrative originali; elaborare bozze di discorsi su temi specifici; creare esperienze immersive di storytelling interattivo all’interno di soluzioni di realtà virtuale e realtà aumentata.

Accanto alla descrizione del quadro di potenzialità e sperimentazioni crescenti dello storytelling generato dall’intelligenza artificiale, l’autore propone al lettore un’accurata analisi dei limiti e dei rischi di questa nuova soluzione tecnologica.

“Circa il rapporto tra storie e senso del mondo, certo, le macchine hanno ancora parecchia strada da fare” – ci ricorda Sassoon – “Prima di porsi questioni di questa natura, devono imparare a padroneggiare molto più a fondo il linguaggio naturale e la logica delle emozioni”.

Creare storie in base a pattern ricorrenti richiede una conoscenza approfondita delle convenzioni e delle regole sociali. Imparare a raccontare storie, a giudizio dell’autore, equivale a cercare di comprendere come funziona il mondo. Per ora, la conoscenza del mondo degli algoritmi risulta troppo specializzata, troppo lontana dal vissuto reale degli esseri umani.

L’assenza di una sensibilità etica rende, inoltre, l’intelligenza artificiale troppo vulnerabile sul fronte della verità. Per ora, gli algoritmi non sono in grado di valutare autonomamente se gli input che ricevono siano sufficientemente accurati e rispondenti a fatti veritieri. In vari casi gli  algoritmi si sono dimostrati di essere affetti da bias, rischiando di riflettere punti di vista distorti della realtà.  E se è vero – come ci ricorda Sassoon – che “la buona notizia è che l’AI può senz’altro servire a scoprire e rivelare le fake news. La cattiva notizia è che è anche attiva nel crearle”.

Dopo aver accompagnato il lettore ad esplorare il presente e il futuro dello storytelling generato dall’intelligenza artificiale, analizzandone, in maniera approfondita e ricca di esempi, potenzialità e le limitazioni, le opportunità e i rischi, Sassoon affronta nelle conclusioni il significato più profondo del cambiamento in atto.

Un cambiamento che per l’autore rappresenta “un passaggio epocale”. Una trasformazione che oggi muove i primi passi, ma che non tarderà a rivoluzionare interi settori della creatività umana. Lo stesso storytelling sarà presto un ingrediente indispensabile degli algoritmi informatici e dell’addestramento delle reti neurali. E’ lecito attendersi che i team di intelligenza artificiale includeranno figure professionali di impostazione umanistica, in grado di padroneggiare le nuove modalità di interazione creativa tra esseri umani e macchine.

Le storie fanno parte dell’equipaggiamento di cui ci dotiamo, sin da bambini, per affrontare la vita. Costruire storie significa possedere un’idea delle molteplici sfaccettature del mondo e della vita. Fintantoché gli algoritmi non sapranno raggiungere questa conoscenza, il loro apporto allo storytelling non potrà che essere incompleto e circoscritto.  Ad oggi, l’intelligenza artificiale resta confinata in un compito di supporto alla creatività umana. Ma, a giudizio dell’autore, probabilmente nell’arco di una decina di anni, questo scenario potrà mutare profondamente e sempre più attività di storytelling potranno essere gestite autonomamente dall’intelligenza artificiale.

Per decine di migliaia di anni, l’essere umano è stato l’unico depositario del segreto della narrazione, in confronto, ci ricorda Sassoon, l’evoluzione dello storytelling delle macchine è pari a un battito di ciglia. Si apre oggi un’epoca del tutto nuova. “Il fatto che tra poco l’AI ci potrà raggiungere anche sul piano del raccontare storie – e dare un senso al mondo – evidenzia nel modo più chiaro che questo mondo non sarà mai più come prima”.

___SCHEDA DEL LIBROTitolo: Storytelling e intelligenza artificiale. Quando le storie le raccontano i robotAutori: Joseph SassoonEditore: Franco Angeli EdizioniAnno edizione: 2018Joseph Sassoon, ricercatore, consulente, speaker, insegna Brand Storytelling presso il Master in Marketing Utilities and Storytelling Techniques dell’Università di Pavia (MUST). È partner e leader di Alphabet Research, content advisor di OpenKnowledge e membro del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Storytelling (Università di Pavia).

Condividi

Sito in manutenzione

Website under maintenance