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Conservatorio – IIT: parte la collaborazione tra musica e attività cerebrale

Intervista alla Docente, pianista e clavicembalista Tiziana Canfori*

Partita da qualche settimana la collaborazione stretta con il Conservatorio Statale di Musica “Niccolò Paganini” di Genova. L’obbiettivo del progetto consiste nell’esplorare metodi e algoritmi per sonorizzare i segnali di cellule neuronali registrati con i dispositivi ad alta risoluzione SiNAPS attualmente in sviluppo presso il “Microtechnology for Neuroelectronics” Lab di IIT coordinato da Luca Berdondini. Tale rappresentazione sonora dell’attività cerebrale fornirà un supporto sonoro (in aggiunta a quello visivo) durante l’esecuzione di esperimenti che hanno l’obbiettivo di migliorare la nostra comprensione del cervello, e delle sue patologie. A questo obbiettivo si aggiunge una componente più creativa che si prefigge di esplorare la generazione di musica basata sull’attività cerebrale acquisita. La persona coinvolta all’interno dei laboratori IIT per il progetto è Nicolò Pisanu, studente in musica elettronica al Conservatorio di Genova con formazione ingegneristica.


 

Come non sottolineare il disagio, le preoccupazioni che questo tempo ci ha riservato. La musica anche in questo caso è di raro sollievo. Come tu, i tuoi colleghi e gli allievi del Conservatorio avete vissuto questo periodo continuando a fare musica?

Vorrei riflettere sulla parola “sollievo”, che spesso è concepita come liberazione, estasi, volo fuori dalla realtà. Se la musica può avere caratteristiche consolatorie non è perché agisce come analgesico, ma come catalizzatore di energie. Fare musica dà speranza perché è fatica, controllo, bellezza in movimento. Questa è la prospettiva dei musicisti e non nego che ci renda fortunati, non tanto nella fruizione passiva del bello, ma nella sua costruzione concreta. In questa prospettiva naturalmente l’epidemia ci ha messi in grande difficoltà. Particolarmente in Conservatorio l’affanno è duplice, perché la musica dobbiamo farla e anche insegnarla, il che esigerebbe la condivisione dello stesso spazio, il controllo concreto delle azioni e della postura, l’esempio dal vivo, oltre a una precisione d’ascolto che renda possibile lavorare sui particolari. Molte lezioni poi prevedono di suonare insieme, come Musica da camera, Esercitazioni corali e orchestrali, Accompagnamento pianistico… Qualcuno è stato costretto a fermarsi, compreso chi insegna strumenti che non si trovano facilmente nelle case degli studenti, come l’organo, ma siamo stati in molti a cogliere l’occasione per esplorare nuovi mezzi e sistemi di lavoro. Il mio campo specifico prevede l’interazione stretta fra cantanti e pianisti e ho dovuto lottare con l’impossibilità di sincronizzare persone a distanza (ho studenti in Lombardia, Piemonte, Sardegna e persino una in Cina, per cui si aggiungono problemi di fuso orario…). Però quello che era un handicap ha stimolato la creatività didattica. Non potendo suonare insieme dal vivo, abbiamo stimolato negli studenti la capacità di produrre basi pianistiche registrate, su cui i cantanti hanno dovuto intervenire in fase di preparazione: si è stimolata la capacità di analizzare, prevedere, immaginare, collaborare e controllare le proprie scelte.

Abbiamo tutti lavorato sulla tecnica, ciascuno a suo modo, proponendo ascolti e scambi di esperienze, ricevendo registrazioni, entrando in piattaforme condivise, sopportando problemi di connessione, pianoforti scordati, microfoni impazziti e persone e animali che condividono le case dei nostri studenti (compreso un uccellino che canta durante le lezioni).

L’organizzazione del tempo e dei materiali didattici è stata rivoluzionata e ci ha portato a scoperte di cui terremo conto anche in futuro. Molti hanno sperimentato montaggi video, a volte molto arditi. Ora avremmo nostalgia di tornare a fare musica dal vivo, ma dall’esperienza in rete abbiamo imparato moltissimo.

L’opzione strategica messa a punto dal Conservatorio, che ha investito in innovazione e nuove tecnologie applicate alla musica e all’arte, nel momento del forzato distanziamento, è divenuta un ulteriore plus. Come avete sfruttato questa vostra intuizione?

Ci hanno aiutato soprattutto le competenze dei colleghi che di questi aspetti si occupano ogni giorno. Ci hanno indirizzato sulle piattaforme per noi più funzionali e ci tengono aggiornati. Stiamo immaginando di progredire non solo sulle apparecchiature professionali che servono alla musica elettronica, ma anche sugli strumenti che permettono la didattica a distanza. Abbiamo già cominciato a fare esami on line, stiamo immaginando di poter alimentare un sistema misto, che potrebbe anche negli anni prossimi offrirci incontri con musicisti, condivisione di materiali e magari un’alternativa didattica ai giorni di chiusura forzata, come quelli per allerta meteo.

Nei giorni di lockdown abbiamo assistito ad esibizioni di musicisti, cantanti, concertisti appartenenti a diversi generi artistici e musicali, spesso in collegamento con altri colleghi per ricreare così orchestre, gruppi rock, ecc. Gli esteti storcono il naso, altri la ritengono un’esibizione passeggera. Non sarà che abbiamo inaugurato un nuovo modo di eseguire e fruire la musica?

Sicuramente molti storcono il naso anche nei conservatori. Condivido con loro il timore che la musica soffra di un appiattimento, che mi sembra però più legato alla televisione che non alla rete. L’idea che si confondano i conservatori con i “talent show” è inaccettabile a chiunque ci abbia vissuto dentro. Il mondo della musica è rappresentato molto male dal mezzo televisivo, se si parla di intrattenimento, cioè del prodotto più popolare. Quando poi si incrociano i temi musicali con quelli delle politiche giovanili, il rischio delle forzature fuorvianti è enorme.

Mi sembra molto più interessante ciò che è successo in rete e che ha dato risposte stimolanti nel periodo di clausura (uso un termine a cui sono affezionata, perché da noi esistono le prove di clausura vera, che durano tre ore, ma anche 10, 18 e persino 36 all’esame di diploma di Composizione). Si è rafforzato un nuovo modo di fare e condividere musica, con risultati a volte ottimi e una versatilità nei tempi della fruizione che rende lo scambio più autentico. La rete è una strada dove si trova di tutto, anche mucchi di spazzatura, ma girano anche idee buone e musicisti molto bravi, in tutti i campi.

Abbiamo promosso, il Conservatorio e IIT, un progetto molto interessante e sicuramente originale e innovativo di sperimentazione musicale che è iniziato da poco e che nasce grazie alla relazione creata da Ivano Fossati dopo una visita nel nostro istituto. Ci sveli i primi passi di questa iniziativa?

Ivano Fossati è stato protagonista di un incontro con i nostri studenti nel 2014: era nata una vicinanza particolare e in molti, a cominciare dal Direttore di allora, Claudio Proietti, avevamo sperato di avviare una forma di collaborazione più continuativa che però in quel momento non ha potuto prendere il via. Personalmente me ne dispiaccio e sarei felice che una nuova occasione d’incontro fosse data proprio da IIT, nel nome di Genova.

 Infine una domanda sentimentale. Genova e la musica. Un legame storico, articolato, sempre virtuoso.  Qual è la formula di questa invidiabile caratteristica?

Genova è una città molto musicale, con storia e potenzialità che sono ancora in parte da portare alla luce e da collegare. Per quanto sia un personaggio di prima grandezza, sarebbe riduttivo ricordare la città solo per Paganini: Genova ha saputo fare musica nelle piazze, inventare il trallalero, mescolare generi come si mescolavano le merci, accogliere una schiera di cantautori fra i più importanti, lottare per ricostruire il suo Teatro. La sua lunga storia commerciale ha portato in città arte e musicisti, ma soprattutto ha creato spazi. Genova è un laboratorio musicale, a mio avviso. La parte antica della città, quella medievale o barocca, conserva spazi straordinari dove fare e offrire musica antica, ma esiste una Genova etnica, jazz, una Genova dei cantautori… e potrebbe esistere una Genova sperimentale e modernissima, aperta al futuro. Magari con l’aiuto di IIT.


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  • Pianista e clavicembalista
  • Docente di Accompagnamento pianistico, in ruolo da 30 anni al Paganini
  • Referente del Dipartimento di Canto e Teatro Musicale
  • Referente per i rapporti con l’Università e per i progetti con IIT
  • Referente per le attività di Palazzo Senarega, sede del Politecnico delle Arti (Conservatorio e Accademia Ligustica di Belle Arti)

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