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Dall’uva delle cinque terre possibili applicazioni terapeutiche anche contro il Parkinson

Il processo di estrazione di sostanze funzionali dalle vinacce è oggetto di una domanda di brevetto

Un team di ricercatori e ricercatrici dell’Istituto Italiano di Tecnologia coordinati da Gianni Ciofani, responsabile del gruppo Smart Bio-Interfaces di IIT e Direttore del centro IIT di Pontedera, ha dimostrato il forte potere antiossidante dell’estratto di vinacce, gli scarti di vinificazione, di specifici vigneti delle Cinque Terre, testandone l’efficacia in vitro su un modello cellulare di Parkinson.Nello studio, pubblicato sulla rivista internazionale Biomaterials Science, i ricercatori IIT hanno analizzato i semi e le bucce che rimangono dopo la torchiatura della vendemmia fatta a Monterosso (località Creuza) grazie anche alla collaborazione con i colleghi dei laboratori dell’IRCCS Istituto Giannina Gaslini di Genova.In particolare hanno dimostrato che gli estratti del mix composto da uve Albarola (60%) / Vermentino (30%) / Bosco (10%) hanno un contenuto di molecole antiossidanti superiore rispetto a quelli di altre varietà di uva. Il processo di estrazione di sostanze funzionali dalle vinacce è oggetto di una domanda di brevetto.Il gruppo di ricerca ha registrato diversi interessi di operatori industriali e per questo sono in corso valutazioni circa la migliore strategia di technology transfer per valorizzare al meglio i risultati della ricerca.Le molecole antiossidanti sono in grado di contrastare l’attività dei radicali liberi, composti molto reattivi che danneggiano le strutture cellulari inducendo il cosiddetto “stress ossidativo” a sua volta coinvolto in numerose patologie, dall’infiammazione cellulare che porta all’invecchiamento precoce fino a situazioni più gravi come malattie neurodegenerative tra cui Parkinson, Alzhemier e sclerosi. Lo stress ossidativo inoltre, rappresenta un problema specifico per gli astronauti.Dopo la caratterizzazione, i ricercatori in laboratorio hanno caricato gli estratti all’interno di liposomi, nanoparticelle che consentono un trasporto selettivo di molecole terapeutiche dove è necessario, per testarli su un modello in provetta di Parkinson.Il team ha dimostrato che lo specifico composto estratto è in grado di rallentare la progressione della patologia riducendo considerevolmente lo stress ossidativo nelle cellule e la deposizione di a-sinucleina, la proteina responsabile della degenerazione dei neuroni dopaminergici causa del Parkinson, gettando così le basi per futuri studi su modelli preclicinici.”Abbiamo brevettato una tecnica di estrazione idro-alcolica, che ci permette di estrarre in modo molto efficiente polifenoli dai residui della torchiatura. Da pochi grammi di vinacce è possibile ottenere una soluzione molto concentrata di polifenoli. – dichiara Gianni Ciofani, responsabile del gruppo Smart Bio-Interfaces e Direttore del centro IIT di Pontedera – abbiamo pensato di applicare l’estratto di vinacce di uva bianca su un modello cellulare creato in laboratorio che avesse le stesse caratteristiche del Parkinson, utilizzando un modello di barriera emato-encefalica, la struttura formata da cellule che impediscono l’ingresso dei patogeni — ma anche dei farmaci all’interno del cervello. Questo era il primo aspetto importante da testare per capire se l’estratto poteva raggiungere il suo obiettivo poiché normalmente anche gli antiossidanti faticano a espletare la loro funzione nel cervello. I risultati sono molto promettenti”.


Per approfondire: https://pubs.rsc.org/en/Content/ArticleLanding/2021/BM/D1BM01202A


Autori: Attilio Marino, Matteo Battaglini, Andrea Desii,  Chiara Lavarello,  Giada Genchi,   Andrea Petretto  and  Gianni Ciofani

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