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PI Profiles: Guglielmo Lanzani

Intervista a Guglielmo Lanzani, coordinatore del Center for Nano Science and Technology di IIT

Nome: Guglielmo

Cognome: Lanzani

Luogo di nascita: Milano

Ruolo: PI, Coordinatore del Center for Nano Science and Technology 

Di cosa si occupa il tuo team di ricerca? Fotofisica. Studiamo l’interazione della luce con la materia, come avviene e come possiamo usarla per fare in modo che la materia si comporti come vogliamo. Questo include la materia soffice e vivente e il controllo delle funzioni vitali.

Era questo il lavoro che avresti voluto fare da piccolo? Non proprio, ma la risposta dipende anche dall’età a cui facciamo riferimento. Quando ero più piccolo, sognavo di fare il burattinaio. Una volta cresciuto, pensavo alla scienza e volevo essere uno scienziato (secondo lo stereotipo dei cartoni animati). Posso dire di essere entrato nel mondo della scienza perché mi piaceva giocare con le costruzioni, perché ero bravo in matematica o perché mi piaceva la scienza ed ero curioso. Anche se tutto questo è vero, non penso sia il reale motivo della mia scelta. Tutti i passi più importanti nella nostra vita secondo me sono casuali. Avrei potuto essere molte altre cose.

Se non facessi questo lavoro, cosa ti sarebbe piaciuto fare? Il giocatore professionista di basket, ma non ho abbastanza talento. Lo scrittore (stesso problema). Il chirurgo (vorrei avere abilità pratiche). Il sacerdote, per aiutare le persone (ma mi manca la fede).

Quella volta in cui hai desiderato abbandonare tutto e dedicarti ad altro: Non l’ho fatto! Ho seguito un percorso piuttosto costante. Tra il Dottorato di Ricerca e il ruolo di Assistente Ricercatore ho cercato un lavoro nell’industria. A causa della forte crisi economica o del mio CV inadeguato, nessuno mi ha assunto e ho finito per lavorare come Assistente Ricercatore a Sassari.

“Publish or Perish”. In che modo la pressione della pubblicazione influenza le tue giornate e le tue scelte professionali? Molto poco. Cerco di scrivere solo articoli in cui credo, quando mi sembra di avere qualcosa da dire. D’altra parte pubblicare per noi è come fare canestro, se non segni lo schema è inutile.

Quando hai capito che stavi andando nella giusta direzione? Forse mai.

Qual è il tuo prossimo obiettivo? Essere saggio, ma sembra impossibile.

Qual è l’aspetto più difficile del tuo lavoro? La crescente produzione scientifica a livello mondiale è enorme. Troppe cose da sapere.

I ricercatori senior devono necessariamente gestire diversi aspetti burocratici. Apparentemente, questo non sembra adattarsi bene con l’attività di ricerca. Cosa ne pensi? Un incubo. La burocrazia è una tremenda zavorra. È un po’ come il culto del cargo in cui oggetti che sembrano reali, in realtà sono solo forme che non possono funzionare. Tutto è basato sulla presunzione di colpa dei ricercatori, i cui errori vanno prevenuti con procedure barocche.

Chi dovrebbe investire di più nella ricerca rispetto a quanto avviene oggi? La ricerca di base può essere finanziata esclusivamente dai governi, a causa dei lunghi tempi di ritorno dell’investimento e del totale beneficio pubblico. Il governo spreca enormi quantità di denaro: nel nostro Paese non si tratta solo di quantità, ma anche di qualità degli investimenti.

La gente parla di scienza fuori dai laboratori e dal mondo accademico?Alla gente piace, ma pochi sono interessati a capirla davvero. C’è una drammatica mancanza di cultura scientifica, ma la fame di scienza è inaspettatamente diffusa.

Chi ti ha dato i consigli più importanti durante il tuo percorso? Alcuni mentori più di altri, ma probabilmente i libri sono stati i migliori insegnanti.

Cosa diresti ai giovani che stanno concludendo il Dottorato di Ricerca? Fai quello che ti piace e cerca di essere fortunato. Puntate alla ciliegina sulla torta.

Per un ricercatore è essenziale lavorare in paesi diversi? Sì. Per aprire la mente, per uscire dalla zona di comfort, per imparare a sopravvivere, per concentrarsi meglio sulla ricerca. Forse per riuscire a capire che il tuo Paese in fondo non è poi così male.

Se potessi migliorare un aspetto della ricerca, quale sceglieresti? Il recruiting.

 

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