La rivoluzione del lavoro e delle competenze nell’era della digital transformation
Marco Monga direttore risorse umane della nostra Fondazione affronta, in uno studio pubblicato da Guerini Next, il tema della trasformazione della forza lavoro nel primo ventennio degli anni 2000. E un movimento complesso spesso poco delineabile e attraversato, come si può leggere fin dalle prime pagine del saggio, dal vento della crisi. Dal 2008 al 2013 in Germania hanno cessato l’attività 150.000 imprese, in Francia il doppio e in Italia ben 530.000.
Prima di definire il profilo del nuovo collaboratore è necessario stabilire se, come e quando quest’ultimo riuscirà almeno a giungere ad una selezione per ottenere un impiego che, comunque, sarà all’insegna dell’instabilità. L’idea tradizionale del “posto di lavoro” costruita sul mito tutto italiano dell’occupazione a tempo indeterminato rimane puro esercizio accademico. Le aziende, come si evince dai numeri sopracitati, hanno una vita la cui durata è imprevedibile, con esse i loro posti di lavoro. Le persone devono essere tutelate sul piano individuale, quindi non tanto per rivendicare il lavoro perso, bensì per prepararle a dare continuità al percorso professionale nella discontinuità.
La mobilità, sottolinea Monga, è un presupposto irrinunciabile in questo mondo vulnerabile, la capacità di riallocarsi ovunque, anche grazie al multilinguismo, è la prima forma di tutela personale da acquisire percorrendo un più ampio cambiamento culturale e formativo.
Le nuove tecnologia giocano un ruolo chiave nella creazione d’instabilità perché il loro sviluppo rapidissimo e imprevedibile genera degli autentici squassi tra concorrenti che, disorientati, non riescono a reagire con la stessa felina rapidità di nuovi attori che di volta in volta compaiono nel mercato.
E’in questo scenario che si muovono donne e uomini della digital humanity, un mondo che “travalicando i confini della mera tecnologia applicata, ha influenzato la cultura e i comportamenti individuali e collettivi.”
Protagonisti di questa mutazione socioeconomica sono due generazioni quella dei Millenials e quella dei Nativi Digitali.
È di questi ultimi, definiti Generazione Z, che Monga si occupa, premettendo fin dalle prime righe che “compie un azzardo chi predica certezze sulla portata del’impatto di quanto è successo e ancora sta succedendo nel mondo in cui viviamo per effetto della rivoluzione digitale” e lasciando aperti ancora molti quesiti che meriteranno un ulteriore approfondimento.
La Generazione Z è il mondo come sarà; chi appartiene alle generazioni precedenti fatica a capirne fino in fondo i razionali, limitandosi ad una ricerca di adattamento. Quali saranno, quindi, gli scenari manageriali più probabili?
La risposta è da ricercare in una nuova piattaforma collaborativa tra neuroscienze, tecnologia digitale (quale IA e realtà aumentata) e semiotica, per comprendere i comportamenti che scaturiscono dalla digital transformation e da questi delineare nuovi percorsi formativi e d’inserimento nel mondo del lavoro.
Scheda libroNativi DigitaliMarco MongaEditore:Guerini nextAnno edizione:2019Pagine:140