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IIT: realtà virtuale, impersonare un essere onnipotente ci rende più forti?

Queste scoperte potrebbero essere applicate al campo della crescita personale e del potenziamento dell’autostima

I ricercatori e le ricercatrici del laboratorio Neuroscience and society coordinato da Salvatore Maria Aglioti dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), in collaborazione con La Sapienza Università di Roma e l’Ospedale IRCCS Fondazione Santa Lucia, hanno recentemente pubblicato un articolo sulla rivista Scientific Reports di Nature i cui risultati suggeriscono che, nella realtà virtuale, incarnare una figura onnipotente potrebbe aumentare la percezione della propria forza e invulnerabilità, con possibili applicazioni nella terapia del dolore e nel campo della crescita personale.

Gli avanzamenti tecnologici hanno permesso di sviluppare personaggi virtuali, detti avatar, sempre più realistici. Studi condotti negli anni passati da altri team di ricerca hanno dimostrato che particolari caratteristiche fisiche degli avatar possono influenzare le percezioni e i comportamenti delle persone che li impersonano, fenomeno definito “Effetto Proteo” (Yee et al, 2007). Questo fenomeno è stato notato anche con personaggi realmente esistiti, per esempio persone che impersonavano l’avatar di Albert Einstein, famoso per la sua intelligenza, tendevano ad aumentare le loro prestazioni in esercizi cognitivi (Banakou et al, 2018), mentre persone che impersonavano Sigmund Freud, rinomato per le sue capacità psicoterapiche, erano in grado di elaborare soluzioni più soddisfacenti per i loro problemi personali (Osimo et al, 2015).

Partendo da queste osservazioni, il team IIT ha reclutato un gruppo di 54 volontari, ognuno dei quali ha assunto le sembianze di 3 avatar diversi: un avatar normotipo, un avatar muscoloso e un avatar onnipotente, ispirato alla rappresentazione di Dio presente nell’affresco di Michelangelo “La creazione degli astri e delle piante” contenuto nella Cappella Sistina.

Sono stati eseguiti due studi: il primo serviva per calcolare la sensazione di invulnerabilità, misurata come la percezione di pericolo fisico provata dai partecipanti nei confronti di un evento avverso, mentre il secondo per capire come i volontari percepivano le proprie abilità fisiche, facendogli stimare la distanza massima al quale pensavano di poter saltare per evitare un pericolo.

Nel complesso, i risultati del gruppo di ricerca IIT hanno evidenziato un’influenza sulla percezione dei limiti fisici e delle capacità dei partecipanti. In particolare, quando impersonavano l’avatar onnipotente i volontari percepivano l’evento avverso come meno minaccioso per la propria incolumità, rispetto all’avatar normodotato. Allo stesso modo, quando interpretavano l’avatar onnipotente, i volontari hanno ritenuto di poter saltare più lontano rispetto a quando impersonavano l’avatar normodotato o l’avatar muscoloso.

Nonostante i partecipanti fossero consapevoli di essere in una simulazione, mostravano indici fisiologici e comportamentali che suggerivano la loro sensazione di potenziamento derivato dall’impersonare un agente comunemente ritenuto onnipotente” afferma Althea Frisanco, prima autrice dello studio.”

Un altro aspetto interessante – continuano Michael Schepisi e Gaetano Tieri, collaboratori della ricerca – È che l’effetto non si riscontra soltanto nei partecipanti che si dichiarano Cristiano-Cattolici ma anche in quelli che si dichiarano Agnostici e perfino Atei, suggerendo che la semplice immersione nella cultura religiosa Cristiana-Cattolica è sufficiente per beneficiare delle qualità di onnipotenza associate a Dio.

Questa tipologia di evidenze può essere applicata al campo della crescita personale, del potenziamento dell’autostima e alla riabilitazione clinica, oltre a fornire un interessante apporto ai campi dell’antropologia e della psicologia.

Da un lato indagare questo tipo di fenomeno in persone appartenenti a culture differenti, può fornire importanti contributi nel campo degli studi antropologici e religiosi riguardanti il rapporto degli umani con la divinità – conclude Salvatore Maria Aglioti, responsabile dello studio e coordinatore del laboratorio Neuroscience and societyDall’altro sarà possibile immaginare le implicazioni legate alla possibilità di acquisire tramite assimilazione di proprietà di corpi virtuali, proprietà mentali che promuovano il senso morale, la virtù e i comportamenti prosociali.


Questa ricerca è stata finanziata da BIAL Foundation con il grant (258/20) “In God’s shoes: embodying the avatar of the supreme moral authority modulates psychophysiological indices of one’s own morality” e ha previsto la collaborazione tra l’Istituto Italiano di Tecnologia e la Sapienza Università di Roma.


Per approfondimenti: Embodying the avatar of an omnipotent agent modulates the perception of one’s own abilities and enhances feelings of invulnerability. Sci Rep 12, 21585 (2022)

Autori: Althea Frisanco, Micheal Schepisi, Gaetano Tieri, Salvatore Maria Aglioti

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