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Premio Nobel per la Chimica a tre scienziati europei per i loro studi sulle macchine molecolari

Il Premio Nobel per la Chimica del 2016 è stato assegnato a Jean-Pierre Sauvage, Sir J. Fraser Stoddart e Bernard L. Feringa, tre scienziati che con le loro ricerche hanno permesso lo sviluppo delle più piccole macchine esistenti.

 

Ai tre studiosi, il francese Jean-Pierre Sauvage, lo scozzese Sir J. Fraser Stoddart, operante negli stati uniti, e l’olandese Bernard “Ben” L. Feringa, va il merito per avere concepito e sviluppato le “machine molecolari”, ovvero molecole o assemblaggi di molecole capaci di compiere movimenti, un po’ come se fossero dei motori, ma su scala enormemente più piccola – si parla infatti di poche decine di atomi! Una ricerca chiave per gli sviluppi futuri di nuovi materiali, per la sensoristica, nonché per l’immagazzinamento e lo stoccaggio dell’energia. 

Per costruire una macchina che possa eseguire un movimento, sono necessarie due componenti fondamentali: una mobile e una fissa sulla quale la prima può muoversi. I due scienziati J.-P. Sauvage (discepolo del Premio Nobel Jean-Marie Lehn) e J. F. Stoddart, hanno per primi ideato e sviluppato queste componenti cosicché esse potessero assemblarsi autonomamente (non è infatti possibile manipolare degli oggetti delle dimensioni di una molecola) e muoversi l’una rispetto all’altra, riuscendo a “costruire” i primi esemplari di “macchine” molecolari e a svilupparne sempre di più nuove e sofisticate nel corso degli anni. Tali macchine sono in grado di compiere un movimento controllato in seguito ad uno stimolo.  Seguendo un approccio più minimalista il terzo vincitore del Nobel, B. Feringa, è riuscito a sviluppare il primo vero “motore” molecolare, incorporando all’interno della stessa molecola la componente fissa e quella mobile, la quale è in grado di compiere rotazioni in una sola direzione utilizzando come “benzina” la luce. Dopo i primi esempi di questo motore il gruppo di ricerca di B. Feringa è riuscito a sviluppare modelli più complessi e più performanti, arrivando a “costruire” motori in grado di compiere rotazioni a velocità elevata. Sfruttando questi motori molecolari, i ricercatori sono riusciti a muovere un cilindro di silicio 10 mila volte più grande del motore.

Le scoperte dei tre premi Nobel per la chimica 2016 sulle macchine molecolari hanno confermato teorie e superato sfide scientifiche del passato. In una presentazione datata 1959 il Premio Nobel Richard Feynman aveva esordito teorizzando provocatoriamente la possibilità di costruire macchine con dimensioni nell’ordine del nanometro, sfidando i limiti della scienza ed ispirando generazioni di ricercatori.

Le scoperte legate ai Nobel per la chimica 2016 dimostrano come le capacità d’immaginazione dell’essere umano siano infinite e come visioni futuristiche possano nel tempo trasformarsi in realtà. Il Premio Nobel per la Chimica di quest’anno vuole essere probabilmente un segnale di riscossa della scienza di base, quella che inizialmente può apparire come un mero esercizio di stile ma che può riservare inaspettati sviluppi pratici. Non a caso le nanotecnologie, nate come risposta ad un “capriccio” di Feynman, rappresentano oggi l’avanguardia in molteplici campi, dalla produzione e immagazzinamento di energia, alla medicina, alla creazione di materiali sempre più resistenti e leggeri. Questo premio potrà essere d’ispirazione ai giovani ricercatori stimolandoli a ricercare l’irrealizzabile anche per puro spirito di sfida.

Resta come unico rimpianto nell’assegnazione di questi premi Nobel l’assenza del nome di Vincenzo Balzani, orgoglio Italiano della Chimica e pioniere assieme a Sauvage e Stoddart dello sviluppo delle macchine molecolari sin dagli albori della loro creazione.

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