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L’economia digitale per la ripartenza nel 2021. Quale strada seguire?

Intervento della Prof.ssa Paola Girdinio, Presidente Centro di Competenza Start 4.0 e Professore ordinario UniGe

La crisi Covid-19 ha promosso la digitalizzazione di molti aspetti della nostra vita quotidiana in tutta Europa: dal telelavoro all’istruzione a distanza e all’uso di piattaforme digitali per la consegna del cibo. Strumenti e dati digitali stanno giocando un ruolo importante nella risposta sanitaria a Covid-19, dal tracciamento del virus con app di tracciamento dei contatti all’uso dei dati per identificare epidemie e valutare l’impatto sui posti di lavoro e sull’ambiente. Ma è soprattutto per le imprese che le tecnologie di Industria 4.0 si sono rivelate decisive. Quelle che avevano investito nel digitale sono state le uniche che hanno potuto continuare a produrre nel rispetto delle regole del distanziamento.L’appena trascorso 2020 tremendo ci lascia perlomeno in eredità un passo avanti sull’economia digitale. Un patrimonio che nel 2021 va capitalizzato al meglio attraverso un salto culturale per abbracciare l’Open Innovation. E’ ormai chiaro come Intelligenza artificiale, High performance computing, IoT, cloud siano necessari alle imprese per sicurezza fisica, cybersicurezza, monitoraggio e produzione. Le imprese più piccole però spesso non utilizzano queste tecnologie per mancanza di competenze interne. Il 2021 deve essere quindi l’anno decisivo per creare queste condizioni e per farlo bisogna con convinzione perseguire tre strade.In primo luogo gli investimenti. Anche utilizzando le risorse europee stanziate con il piano Next Generation Eu è necessario continuare a investire nelle infrastrutture digitali. A questo riguardo sottolineo l’importanza del 5G. Recentemente la Commissione europea ha esortato i Paesi membri a velocizzare il dispiegamento della rete 5G, con un approccio comune messo a punto entro marzo 2021. E’ un’occasione che non possiamo perdere.In secondo luogo, la formazione del capitale umano. Se i dati Desi 2020 ci indicano che solo il 42% delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base (a fronte di un 58% di media Ue) e solo il 22% dispone di competenze digitali superiori a quelle di base (33% nell’Ue), il lavoro da fare è evidentemente profondo e da accelerare: parte dalla scuola, attraversa la società e punta alla creazione dei mestieri digitali, per l’occupazione del presente e del futuro, secondo le reali necessità delle imprese e del mercato.Il terzo elemento, sempre in ottica europea e collegato ai primi due, riguarda la valorizzazione e il sostegno delle reti di innovazione che si sono già create, gli ecosistemi nei quali Enti ricerca, Competence Center, Digital Innovation Hub di Confindustria e imprese, dialogano e producono valore. Luoghi nei quali ricerca, tecnologia, credito, organizzazione e formazione trovano la loro espressione. Da questo punto di vista la rete degli 8 Centri di Competenza italiani è ormai una solida realtà che attraversa il Paese da Nord a Sud e rappresenta un punto di riferimento per le imprese nazionali, occupandosi di formazione, trasferimento tecnologico in ambito 4.0 e gestione di bandi per progetti di innovazione ad alta maturità digitale.Il caso ligure in particolare, è una best practice nazionale capace di aggregare le migliori eccellenze del territorio in ambito di innovazione e proporsi come Polo europeo di innovazione della rete EDIH prevista dalla Commissione europea nel Digital Europe Programme, l’iniziativa di digitalizzazione alla quale sono destinati 7.5 miliardi di euro nel bilancio pluriennale 2021-2017. A Genova, si sono poste le basi per AMAVE, il nome di questo prossimo “Centro di Competenza europeo”, che vedrà un ruolo strategico di IIT e l’Università di Genova, insieme a Liguria Digitale, DIH Liguria, Compagnia delle Opere Liguria, EDI Confcommercio, Gruppo Istituto San Paolo (ISP), CINI, CNIT, Istituto Superiore di Sanità (ISS), CNR, incubatore BIO4DREAMS, il tutto sotto il coordinamento di Start 4.0.Il nostro territorio e il nostro Paese quindi, hanno tutte le precondizioni per fare si che sia il digitale a dare l’impulso di rinascita nell’anno appena arrivato. Meglio però non farsi trovare impreparati, ripartire dal buono che è stato seminato e non perdere di vista la rotta comune che si vuole seguire.

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