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Leggere le intenzioni nei movimenti del corpo

Le persone sembrano capaci di intuire cosa l’altro farà senza neanche bisogno di parlare. E’ telepatia? No, ma la capacità di decifrare alcune caratteristiche del movimento. La ricerca su Scientic Reports dei ricercatori del gruppo C’MoN.

Alla base di quella apparente telepatia che si verifica tra le persone quando una intuisce le azioni dell’altro, c’è la loro capacità di usare alcune caratteristiche del movimento per decodificare cosa l’altro intende fare. Questo è il risultato a cui sono arrivati i ricercatori coordinati da Cristina Becchio, responsabile del gruppo C’MoN dell’IIT e vincitrice nel 2012 di un finanziamento ERC per il progetto volto a far luce sui meccanismi alla base della capacità umana di leggere le intenzioni altrui partendo dall’osservazione (www.imoveuproject.eu). La ricerca è stata pubblicata su Scientific Reports e avrà tra le sue applicazioni immediate quella di trasferire nel movimento dei robot umanoidi di IIT le caratteristiche di “intenzionalità” tipiche delle azioni umane, facilitando l’interazione tra uomo e robot.

La ricerca è stata svolta analizzando il comportamento di un campione di persone a cui era stato chiesto di afferrare una bottiglia con due obiettivi diversi: bere direttamente dalla bottiglia o versare il contenuto in un bicchiere. Il movimento del loro corpo è stato registrato grazie a un sistema di telecamere di “motion capture” e analizzato per identificarne le caratteristiche, combinando tecniche avanzate di psicofisica e machine learning. In questo modo il gruppo di ricerca ha potuto isolare le caratteristiche cinematiche che all’interno del flusso del movimento svelano le due intenzioni, definendo due distinti profili di azione. Tali profili sono stati mostrati in un secondo momento a un nuovo campione, fino all’istante in cui veniva afferrata la bottiglia. Il campione doveva quindi indovinare il movimento seguente.

I risultati dell’esperimento hanno dimostrato che non solo lo scopo di un’azione è un’informazione quantificabile all’interno dei movimenti che svolgiamo, ma che le persone sono in grado di cogliere questa informazione e usarla per ‘leggere’ la mente altrui. Inoltre, conoscendo le specifiche caratteristiche a cui gli osservatori sono sensibili, è possibile sia prevedere se riusciranno o meno a leggere l’intenzione che genera un movimento, sia rendere l’intenzione più o meno evidente, selezionando specifici movimenti.

Questi risultati aprono nuovi scenari nella comprensione delle interazioni sociali e di quelle patologie che comportano un’alterazione della capacità di interazione, come per esempio l’autismo. Ha inoltre ricadute nell’ambito della robotica e della visione artificiale.

A questo proposito, il gruppo di Becchio ha già iniziato a lavorare con i ricercatori dell’iCub Facility di IIT per dare ai movimenti dei robot umanoidi il carattere di “intenzionalità” tipica degli umani, oltre che istruirli sulla lettura dei movimenti delle persone con cui interagiscono. Nelle interazioni uomo-robot, infatti, è fondamentale che, da un lato, i robot siano in grado di leggere le nostre intenzioni e dall’altro che diventino per noi partner facilmente leggibili.

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