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Musica in IIT

Il progetto di collaborazione tra il Conservatorio Paganini e IIT

Con il pezzo di Tiziana Canfori raccontiamo della nostra collaborazione con il Conservatorio Statale di Musica “Niccolò Paganini” di Genova.Non possiamo in questa occasione dimenticare il maestro Ezio Bosso.“Diventare migliori è una scelta non una conseguenza, richiede un impegno forte con se stessi.”Oggi ci ha lasciati  Ezio Bosso, apprezzato  musicista direttore d’orchestra e compositore ma, soprattutto, un Uomo che ha lottato volendo fortemente tramutare ogni problema in un’opportunità.


Sono stata raggiunta, nel luglio scorso, da un messaggio di IIT che suonava così: “… vorremmo un incontro con il Conservatorio di Genova e la contattiamo su suggerimento di Ivano Fossati…”. L’attacco, per usare un termine musicale, è stato folgorante, reso ancora più curioso dall’associazione al nome di Ivano. Cosa poteva cercare l’Istituto Italiano di Tecnologia in campo musicale?

Consultato il Direttore del Conservatorio “Paganini”, M° Roberto Tagliamacco, dopo un paio di giorni mi arrampicavo agli Erzelli piena di curiosità e di speranza. Era più forte la speranza, però: l’idea che forse si sarebbe potuta aprire una prospettiva di ricerca comune, al di là di quel pensiero corrente che vorrebbe la scienza separata dalle attività umanistiche e dall’arte. E fra le arti, la musica è forse quella che vive maggiori pregiudizi: se da una parte le si riconosce un fondamento matematico, dall’altra nell’immaginario collettivo resta quell’idea vaga di oggetto impalpabile, in bilico tra mistero, “ispirazione” romanticheggiante e “linguaggio universale” su cui ci sarebbe molto da discutere.

Lo stesso termine di “ricerca” è ancora da esplorare nel campo musicale, malgrado la riforma del settore dell’Alta Formazione Artistica e Musicale, varata a inizio anni 2000, abbia collocato i conservatori italiani in fascia universitaria, stabilendo per loro la triplice missione di formazione, produzione e ricerca, e dando inizio a un lungo periodo di riassestamento. Nella formazione e produzione siamo da sempre piuttosto ferrati, ma favorire lo studio e l’attività musicale anche attraverso approfondimenti e connessioni con altri campi della vita intellettuale richiede strumenti, metodi e investimenti nuovi.

Anche presso il Conservatorio “Paganini” si sono aperte vivaci discussioni intorno alla riforma, ma l’Istituto ha sempre scelto la via della trasformazione, instaurando negli anni, oltre alle collaborazioni a livello artistico fra cui spiccano quelle con l’Accademia Ligustica di Belle Arti, il Teatro Carlo Felice e il Teatro Nazionale di Genova, anche una serie di contatti in campo universitario con l’Ateneo genovese. Grazie al riconoscimento del doppio percorso Università/Conservatorio, che permette l’iscrizione a due corsi contemporanei in fascia universitaria, spesso sono stati i nostri stessi studenti a rendere concrete nuove prospettive di ricerca condivisa. In campo scientifico si sono aperti laboratori comuni con il DINOGMI (Dipartimento di Neuroscienze, Riabilitazione, Oftalmologia, Genetica e Scienze materno-infantili) e con il DIBRIS (Dipartimento di Informatica, Bioingegneria, Robotica e Ingegneria dei Sistemi).

Un rapporto con l’Istituto Italiano di Tecnologia era stato pensato più volte, ma mai approfondito, fino a quell’invito che mi stava portando, in una bellissima giornata di piena estate, sulla ventosa collina degli Erzelli, da cui Genova appare di una bellezza smagliante.

Ad aspettarmi c’erano Claudio Rossetti e Giuliano Greco, che con disponibilità e passione mi hanno illustrato le prospettive di IIT e mi hanno permesso un generoso tour nei laboratori, che si sarebbe poi ripetuto dopo pochi giorni anche nella sede di Morego.

Si è così aperta la porta che speravo si aprisse: IIT si è dimostrato un universo pieno di idee, energie, passioni. Un universo accogliente e stimolante, dove è facile incontrare giovani ricercatori di tutto il mondo, che quasi sempre alla parola “conservatorio” accendono lo sguardo nella speranza di una possibile collaborazione. Si è parlato della musica in mille modi: come suono, frequenza, ritmo, invito a superare le barriere della disabilità. Si è ragionato sulla capacità del suono di disegnare lo spazio e di dare un senso di direzione, per esempio nelle ricerche sui non vedenti; oppure si è parlato dell’analisi del movimento di un musicista, che potrebbe essere riprodotto da un robot alla ricerca di nuove combinazioni e quindi di un dialogo fra il performer umano e quello meccanico-elettronico, nella prospettiva del machine learning. Nella seconda visita era con me anche il collega Paolo Silvestri, docente di Jazz, che intravvedeva la possibilità di uno scambio di questo tipo fra una macchina e un batterista.

Malgrado la severità dei protocolli di IIT, la ricerca mi appariva come un campo in cui la fantasia non è ospite sgradita, ma trova anzi facilmente solide gambe “scientifiche” su cui camminare. La creatività prendeva una forma a me ben conosciuta: quella che unisce il coraggio di pensare e di sentire con la padronanza dei mezzi, come nell’attività artistica. Ecco il punto d’incontro, che non sta solo nel fatto di maneggiare numeri, frazioni, frequenze: musica e scienza si toccano al più alto livello se c’è questa curiosità di guardare, cercare ispirazioni, mescolare linguaggi, unita a una consapevolezza sempre concreta dei mezzi a disposizione e della fatica da fare. Una voglia di capire e insieme una disponibilità a farsi stupire: dalle cose, dalla natura, dagli altri e anche da se stessi (esperienza frequente, nel bene e nel male, fra chi fa musica).

E così, gironzolando fra i laboratori, l’incontro con il grafene, con i fogli che sembrano cellophane e invece sono fatti di carota o con le spugnette di carciofo, fanno pensare alla ricerca delle vernici magiche di Stradivari; la stampante tridimensionale che costruisce le braccia dei robot con pezzi unici complicatissimi e perfetti ricorda la creazione di corni, flauti e tromboni. La precisione e la sensibilità cercata nella mano dei robot porta al rapporto uomo-macchina che c’è tra la sensibilità di un pianista e quel prodigio di tecnologia che è la meccanica di un pianoforte da concerto.

In IIT non si respira l’aria asettica del “progresso”, ma ci si trova in un mondo vivo, più simile a un orto che a un santuario, dove insieme alla tecnologia c’è uno spazio per la fantasia, l’ironia e l’affetto. L’affetto per le macchine, in un rapporto per cui chi costruisce impara anche da ciò che ha costruito: ben lo conoscono i musicisti, che non cessano mai di imparare dai propri strumenti.

È così che la modernità entra elasticamente in rapporto con la natura, con l’uomo e con il passato, tentando un equilibrio prezioso.

Mi ha reso felice constatare che IIT cercava il Conservatorio di Genova per condividere passioni e non per motivi banalmente ornamentali, come a volte succede. Il “Paganini” entrerà in questo rapporto senza esclusioni, perché di ricerca e di tecnologia si può parlare anche abbracciando un violoncello o scrivendo musica sul vecchio pentagramma, con l’amata matita e la gomma che sbriciola tutto il suo sudore sul leggio del pianoforte. Abbiamo promesso di impegnarci ad ascoltare IIT, i suoni delle macchine come il respiro dei pensieri, e raccontarli con la nostra musica.

Questo desiderio di collaborazione è stato velocemente fissato in una convenzione firmata dal M° Tagliamacco e dal Direttore scientifico dott. Giorgio Metta, che ci permetterà di avviare e condividere progetti di ricerca, di produzione artistica e di comunicazione.

Il Conservatorio “Paganini” vuole diventare un compagno di strada di IIT e sarà attivo in diversi modi, ma abbiamo avuto la fortuna di trovare subito un progetto su cui metterci alla prova in modo concreto, rispondendo a una precisa richiesta di aiuto dei ricercatori del progetto SiNaps, coordinati dall’ing. Luca Berdondini. In questo campo si è impegnato il nostro dipartimento più moderno e tecnologico: il Dipartimento di Musica Elettronica guidato dal M° Eric Maestri. Ci fa molto piacere aver trovato subito una sfida concreta, che sarà anche tema di una tesi di Diploma Accademico per un nostro studente.

Nel gruppo che si è costituito intorno a SiNaps sta prendendo forma anche un nuovo collegamento che estende la collaborazione al Conservatorio di Milano. La scommessa è quella di dare vita a uno scambio sempre più denso e creativo fra scienza e musica, aperto al dialogo con le arti e la letteratura, dove prenda consistenza la ricerca, senza barriere fra materie scientifiche e umanistiche. Intanto altri due progetti che vedono la presenza di IIT in campo artistico sono in fase di decollo, entrambi con l’Accademia Ligustica di Belle Arti, che con il Conservatorio costituisce il Politecnico delle Arti genovese: il primo, “Nuovi percorsi inclusivi in museo”, offre studi per la fruizione del Museo dell’Accademia da parte di utenti non vedenti; il secondo parte da Berlino, si intitola “Digital Spiritus” e tratta il rapporto tra arte, spiritualità e macchine. Noi naturalmente saremo la parte musicale, anche in questi nuovi lavori.

Siamo fieri che il Conservatorio possa approdare al mondo della tecnologia attraverso l’invito di un’eccellenza italiana come IIT e siamo fieri di contribuire così al dialogo intellettuale della nostra città. Ci piace raccontare Genova in questo modo, con la gioia di scoprire i tesori, il coraggio e l’energia che a volte la nostra città evita sobriamente di mettere in mostra.

E ci piacerebbe molto, in mezzo ai tesori genovesi, che questa fosse anche una nuova occasione per collaborare con Ivano Fossati


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  • Pianista e clavicembalista
  • Docente di Accompagnamento pianistico, in ruolo da 30 anni al Paganini
  • Referente del Dipartimento di Canto e Teatro Musicale
  • Referente per i rapporti con l’Università e per i progetti con IIT
  • Referente per le attività di Palazzo Senarega, sede del Politecnico delle Arti (Conservatorio e Accademia Ligustica di Belle Arti)

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