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Scienza in video: Monica Gori

“L’integrazione multisensoriale: tecnologie per la riabilitazione”, e-learning e approfondimenti culturali all’epoca di Covid-19


In ogni momento informazioni visive, uditive e tattili ci permettono di capire cosa avviene nell’ambiente circostante. Per esempio, quando colpiamo una palla giocando a pallavolo l’informazione visiva, l’informazione tattile e il suono di quando essa tocca le nostre mani ci servono per capire quando esattamente avviene il contatto. Se avessimo solo un senso a disposizione la nostra valutazione sarebbe meno precisa. Qualche anno fa il team di ricerca U-Vip – Unit for Visually Impaired People di IIT coordinato da Monica Gori ha però dimostrato che nel bambino la capacità di usare più modalità sensoriali insieme si sviluppa solo tardi, dopo gli 8- 10 anni di età. Prima di questo periodo le modalità sensoriali comunicano l’una con l’altra per “insegnare” specifici aspetti dell’ambiente circostante. Per esempio, la visione risulta fondamentale per “insegnare” all’udito il concetto di spazio. Ma cosa succede quando la modalità che è usata per “insegnare” manca o è compromessa, come in bambini e adulti con disabilità visiva? Recenti studi hanno dimostrato che, al contrario di quanto molti pensano, persone con disabilità visiva non sono sempre più brave di persone senza disabilità visiva a comprendere la provenienza e la relazione dei suoni nello spazio. Passare dai risultati scientifici allo sviluppo di tecnologie per migliorare l’inclusione di persone con disabilità è l’obiettivo di molti ricercatori. Nell’intervento Monica Gori spiega quello che oggi sappiamo dello sviluppo multisensoriale nel bambino e racconta come i risultati sperimentali hanno permesso di sviluppare nuove soluzioni tecnologiche per migliorare il senso dello spazio e la percezione del corpo in assenza di visione.

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