“Stampanti 3D in biologia: tutto quello che non vi aspettate”, e-learning e approfondimenti culturali all’epoca di Covid-19Silvia Di Angelantonio, ricercatrice affiliata presso il centro IIT di Roma – Center for Life Nano Science e Professoressa in Fisiologia a La Sapienza, ci racconta un utilizzo ancora poco conosciuto delle stampanti 3D nel mondo della ricerca. Le stampanti 3D per produrre oggetti in plastica di uso comune sono ormai entrate nelle nostre vite come strumenti di lavoro e svago, ma le applicazioni della stampa 3D vanno molto oltre la produzione di oggettistica e giocattoli. I progressi ottenuti attraverso l’utilizzo della stampa 3D si allargano infatti dalla plastica, al cibo e a nuovi campi di studio. Come, per esempio, in sala operatoria e all’interno dei laboratori di biologia. Si stratta solo di individuare un “inchiostro” appropriato ed ecco che possiamo stampare mini organi e mini tessuti formati da cellule. In particolare, se utlizziamo come mattoni le cellule derivate da un paziente, possiamo riprodurre in laboratorio copie miniaturizzate dei suoi organi, su cui studiare le malattie e testare farmaci. In questi anni nel centro congiunto IIT-Sapienza sono stati messi a punto, grazie alla convergenza di un team altamente multidisciplinare composto da biologi molecolari, fisici e bioingegneri, un laboratorio di 3D bioprinting per riprodurre mini organi e mini tessuti che siano modelli fisiologici e realistici degli organi umani, a partire da cellule staminali riprogrammate e poi differenziate.