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Un nuovo umanesimo con l’iper-connettività

Caro direttore,la diffusione e lo sviluppo della conoscenza attraversano oggi una fase di profonda evoluzione, che per certi aspetti richiama quella rinascimentale, quando si posero le basi per un nuovo modello di progresso fondato sull’essere umano e le sue esigenze, e l’umanità conobbe una delle fasi più feconde della sua storia in tutti i campi del sapere. Un fattore fondamentale fu la contaminazione tra diverse materie: l’interdisciplinarità. Dopo secoli di progressiva specializzazione, oggi ci troviamo all’alba di una nuova fase resa possibile da globalizzazione e iper-connettività. Fenomeni capaci di azzerare la distanza virtuale tra gli esseri umani, favorire la condivisione della conoscenza e, pertanto, generare convergenza. Queste dinamiche mettono a dura prova l’approccio specialistico. L’interdisciplinarità ha riconquistato un ruolo centrale. Ciò conduce a un progresso che non si esaurisce più nel solo perfezionamento costante dei processi produttivi, ma guarda all’essere umano nel complesso delle sue esigenze. La mia esperienza quotidiana come presidente dell’Istituto Italiano di Tecnologia (lit) e delle Assicurazioni Generali lo conferma. L’Iit sta concentrando una parte importante dei suoi sforzi sulle tecnologie per la salute, realizzate grazie alla combinazione di genetica, neuroscienze, scienze computazionali, nanotecnologie, scienze dei materiali, robotica e intelligenza artificiale. Questa interdisciplinarità permetterà, tra l’altro, di realizzare nuove terapie personalizzate più efficaci e con minori effetti collaterali. Vi sono già risultati concreti: Hannes, la protesi di mano robotica realizzata dall’Iit insieme all’Inail, in grado di compiere il 9o96 delle azioni di una mano reale, sarà commercializzata a partire dal prossimo anno. Nel mondo delle assicurazioni l’interdisciplinarità gioca un ruolo altrettanto cruciale. Un caso interessante è il centro che Generali ha creato per l’analisi avanzata dei dati. Esso combina diverse competenze e nuove tecnologie per potenziare prodotti e processi assicurativi, ad esempio introducendo l’«image analytics» per facilitare ai clienti la denuncia dei sinistri. Il team è composto da giovani matematici, fisici, statistici ed economisti provenienti da vari Paesi e con esperienze variegate, dalle telecomunicazioni alla gestione delle risorse umane, e collabora anche con il Mit. Ciò dimostra come le tradizionali competenze attuariali non sono più sufficienti. Oggi si mettono a punto soluzioni modulari, flessibili, semplici e connesse che puntano a migliorare la qualità della vita dei clienti. L’assicurazione si sta trasformando in un servizio personalizzato, capace di fornire all’individuo e alle imprese la serenità necessaria per liberare tutto il loro potenziale, guidarli verso comportamenti più sani e sicuri e prevenire gli incidenti. Grazie ai principi dell’economia comportamentale, i prodotti assicurativi del ramo Vita di nuova generazione si aggiornano in modo dinamico aiutando i risparmiatori a gestire le loro esigenze finanziarie a seconda della fase della loro vita. In più, grazie a competenze biomediche e assistenziali, si possono oggi agganciare alle soluzioni pensionistiche non solo coperture assicurative contro le malattie legate all’invecchiamento, ma anche servizi per migliorare la vita di colo- ro che ne sono affetti. Nel segmento Danni, l’intelligenza artificiale e l’Internet of Things rivelano orizzonti appassionanti: la gestione dei Big Data permette agli operatori assicurativi di comprendere più nel dettaglio i comportamenti dei clienti, stimare meglio i rischi e definire tariffe e soluzioni su misura. Nei rami Auto, le compagnie assicurative analizzano i dati ricevuti dalle «scatole nere» non solo per offrire sconti ai guidatori più virtuosi, ma anche per fornire consigli utili su come guidare con maggior prudenza e risparmio. Tecnologia e assicurazioni non sono casi eccezionali. In tutti i settori vedo oggi una profonda contaminazione tra discipline diverse che conduce a un’attenzione strategica e sincera all’essere umano, al suo benessere e a quello, che ne deriva, della comunità in cui vive. Credo che questa attenzione nasca da un nuovo umanesimo: una visione del futuro dove l’uomo è nuovamente centrale. Mi auguro che questo diventi lo standard. Spero che i decision-maker sappiano cogliere le possibilità concesse da interdisciplinarità e innovazione per mettere il loro business e le loro tecnologie al servizio dell’uomo e della qualità della vita umana. Questa è la vera sfida del futuro progresso.Gabriele Galateri di Genola, Presidente dell’Istituto Italiano di TecnologiaL’articolo è stato pubblicato a pagina 28 del Corriere della Sera il 09/06/2018

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