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Ilaria Capua: «Ragazze e donne, la scienza ha bisogno di voi»

Intervista alla virologa nota per i suoi studi sull’influenza aviaria

«Basta con questa fuga di cervelli. Chiamiamola circolazione di talenti e sarà un bene per la scienza». Ilaria Capua, virologa di fama mondiale, rompe un tabù. «Trovo che il termine fuga di cervelli sia un termine assolutamente obsoleto che non bisogna più usare, i cervelli devono muoversi e devono scoprire cosa succede in altri laboratori e in altri mondi perché solo così potranno essere dei cervelli che mettono a pieno frutto il loro talento».

La ricercatrice è stata ospite a Palazzo Ducale per la rassegna “Disegni, invenzioni e macchine” a cura di Alberto Diaspro e al termine della conferenza dal titolo, “Talento universale e fuga di cervelli”, ha voluto lanciare un messaggio alle giovani ricercatrici: «Donne e ragazze, non abbiate paura della scienza e non abbiate paura di amarla e di avvicinarvi a lei».

La scienziata ha raccontato la storia della sua vita ripercorrendola con dieci parole chiave. Tra queste la ricercatrice ha spiegato a OpenTalk cosa significhino per lei: ricerca e resilienza oltre a fuga di cervelli.

La ricerca. «Se non prendi tutti trenta e lode cambi facoltà», un diktat paterno con una doppia motivazione: affetto per una figlia che avrebbe cambiato città e la preoccupazione per un futuro lavorativo incerto. Poteva forse non mantenere la media Ilaria Capua? No, stava già nascendo una star della scienza. «Sono una donna che sin da bambina sapeva di voler fare ricerca e ci sono riuscita studiando in Italia con dei collaboratori fantastici del mio laboratorio di Padova, diventato proprio l’anno scorso Centro di referenza europeo per l’influenza aviaria», ricorda Ilaria Capua.

La resilienza. Nell’aprile 2014, secondo l’Espresso, Ilaria Capua viene iscritta nel registro degli indagati per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, abuso di ufficio e traffico illecito di virus; dopo due anni è stata prosciolta da tutti i capi di accusa con la motivazione “il fatto non sussiste”. In seguito a questa vicenda, la ricercatrice decide di trasferirsi negli Stati Uniti, dove accetta il ruolo di direttore di un centro di eccellenza all’Università della Florida. Di quel periodo, che racconta ancora con il nodo in gola, ricorda la vergogna di vivere per due anni con addosso delle accuse infamanti; la difficoltà di dover spiegare alla propria figlia perché le persone cambiavano strada incontrandole; il trasloco negli Stati Uniti portando tutto con se : i mobili di famiglia, i libri, gli oggetti: non ha lasciato niente in Italia. «Sono stata travolta da un’indagine giudiziaria che poi è finita sui giornali – racconta con commozione la ricercatrice – e ho deciso di lasciare il mio Paese, di andare all’estero e di ricominciare. Nella vita, a volte, ti vengono posti dei problemi o delle difficoltà che credi di non essere in grado di affrontare, bisogna avere la forza, la pazienza e la caparbietà di resistere, di andare avanti e di mettersi in discussione». Il consiglio che Ilaria Capua si sente di dare ai giovani è quello di studiare, di essere preparati: «Di guadagnarsi ogni metro di strada che si fa». 

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